sabato 30 giugno 2012


St. Leon sur Vezere da scoprire :




bellissimo villaggio, situato in una curva del fiume Vézère, con case in pietra locale, stretti vicoli, un castello e una chiesa adagiati sul fiume.


St. Leon sur Vezere non è stato troppo rinnovato, piuttosto 'restaurato'.
Molte delle case hanno parti delle loro coperture ancora in pietra che era la copertura tradizionale di una volta.


Il villaggio è piccolo, ma bello da visitare in una giornata di sole, lasciando la moto parcheggiata sotto qualche secolare albero e dopo aver curiosato tra le sue viuzze, cercare un angolino per sdraiarsi a godersi il fresco delle rive del fiume.





La chiesa di St Leon sur Vezere si trova sul sito di un'antica villa gallo-romana a lato del fiume.
Il borgo è nato sulla strada che i pellegrini percorrevano nei loro spostamenti attraversando la regione dell' Aquitania.



Il castello de Clerans si staglia tra le case, con un tetto di ardesia, con guglie e lavorazione della pietra ornamentale. Propietà privata, purtroppo, ma può essere visto da vari punti intorno al villaggio, nonché dal percorso lungo il fiume.


E dopo aver curiosato, annusato profumi di cibo e natura, rilassato le membra su un prato a lato del fiume, si risale in sella per cercare nuovi gioielli da scoprire...


Gorges du Tarn lungo le rive del fiume :



un fiume corre giù per le pendici scivolando tra le pareti rocciose nella regione del Lozère formando una serie di gole profonde e spettacolari, attraversando una delle regioni più belle e meno popolate del sud della Francia, paradiso per gli amanti degli sport d'avventura.


Non si può a cavallo di una moto, non essere attratti da queste prospettive, quindi si cerca sulla cartina posta sul serbatoio, dove comincia la strada che costeggiando le rive del fiume, possa portarci alla scoperta di questi luoghi...

In un percorso di 50 chilometri, ci si trova a viaggiare tra rocce e piccole gallerie, cascate, con il fiume che a volte appare calmo, a volte turbolento, piccoli paesini adagiati tra le rocce e le sponde e alcune fortezze poste a controllo delle terre in tempi passati.

Ti senti piccolo tra queste pareti rocciose che si innalzano fino a 500 m. di altezza, mentre guidi alzi gli occhi a cercare le vetta delle rocce o dove finisce lo strapiombo...

Appoggiati a lati del letto del Tarn, villaggi con tipiche case in pietra, di aria medievale...
Poi da un lato della strada, tra la vegetazione mentre con lo sguardo settacci il panorama, scorgi delle torrette e ti appare la meraviglia di un castello trasformato per fini commerciali in un hotel, ma sempre piacevole da osservare, adagiato sul fiume...


Il castello venne edificato nel 15° secolo, nato come casa fortificata divenne poi lo " chateau de La Caze".





Qualche foto ricordo di questi luoghi e si risale in sella verso nuovi posti da scoprire e da vivere...







mercoledì 20 giugno 2012

Passo dello Stelvio una tappa obbligatoria :




per il motociclista sportivo o il viaggiatore tranquillo lo Stelvio rimane una tappa fondamentale da percorrere e da annoverare nel cassetto dei ricordi...









Lasciate le valli circostanti dove il caldo comincia a farla da padrone si comincia a salire a furia di tornanti verso la conquista della vetta, tra gruppi di motociclette con targhe di ogni nazione, ciclisti affaticati ma coraggiosi decisi ad arrivare in cima, camperisti e automobilisti.


Tra verdi prati con chiazze di colore create dai fiori, si intravedono i monti spolverati di neve e l' aria si fà più frizzante...

Il passo si trova nel comune di Bormio, in Alto Adige, toccando nel valico un' altezza di 2760 metri sul livello del mare.

Lo storico passo, il secondo valico percorribile in automobile più alto d'Europa, fu voluto a inizi '800 dall'imperatore Ferdinando d' Austria, che volle creare una sorta di collegamento diretto tra Milano e la Val Venosta.
Si presenta maestoso, il più alto tra i passi delle Alpi italiane, ed è la perla del parco dello Stelvio, un eden sterminato nel cuore delle Alpi fatto di roccia, vette altissime, abetaie senza fine e praterie d'alta quota con le solite marmotte che scorazzano tra l' erba.


Parcheggiare la moto a lato di un gatto delle nevi, ammirando i panorami innevati rende l' atmosfera strana e magica allo stesso tempo.

Arrivati in cima si cerca parcheggio per la moto, tra altre moto, biker, ciclisti, bici, automobili, camper e sciatori che salgono a divertirsi sulle piste.

C'è aria di festa, con bivaccamenti vari, un incrocio di lingue e razze, fumi e profumi di panini, salcicce, bratwurste, crauti...a cui non si può non rendere onore...accompagnati purtroppo da una coca perchè la birra con tutti quei tornanti forse non è la bevanda più indicata...


Ci si crogiola al sole, ammirando le vette circostanti innevate , il cielo azzurro, i gruppi di motociclisti e ciclisti che all' arrivo in cima esplodono in rumorose risate o urla di conquista...


E velocemente, troppo purtroppo, il tempo vola e bisogna tornare a casa, ricominciando a danzare lungo i tornanti verso valle, girandosi ogni tanto per l' ultimo sguardo verso il passo...







venerdì 15 giugno 2012

Val di Susa tra la Sacra di San Michele e il Moncenisio a spasso tra le nuvole :



La Sacra, costruita sulla vetta del monte Pirchiriano, si erge maestosa su uno sperone di roccia, dominando la valle di Susa e in lontananza si scorge la citta' di Torino.
Venne edificata intorno all' anno 1000, sopra una preesistente chiesa dedicata all' arcangelo San Michele.




Entrando nell' abbazia si trova lo Scalone dei Morti, che porta a varcare la Porta dello zodiaco, è un confine mentale che ti fa' arrivare dove puo' iniziare una nuova vita; in cima all'ultima rampa che ti proietta verso il cielo si può giungere in paradiso. 
 






La sua costruzione in altura in uno scenario altamente suggestivo, richiama immediatamente i due insediamenti del Gargano e della Normandia.





Fondata tra il 983 e il 987 sullo sperone roccioso del monte Pirchiriano si trova al centro di una via di pellegrinaggio di oltre duemila chilometri che unisce quasi tutta l’Europa occidentale da Mont-Saint-Michel a Monte Sant’Angelo.

Sul misterioso edificio religioso, nel corso del tempo, sono nate molte leggende.
La più nota, che rimanda al XII secolo quando Federico Barbarossa saccheggio' la Valle di Susa, riguarda una fanciulla detta Alda la bella. La ragazza, per sfuggire alle violenza dei conquistatori si rifugio' in un angolo del monastero, invocando l’aiuto della Madonna e di San Michele, si getto' fuori da un balcone nel precipizio sopra il paese di Sant’Ambrogio.

Con l' intervento di alcuni angeli che la ressero si ritrovò illesa nonostante il volo. Anni dopo, la ragazza molto sicura di se si vanto' di poter ripetere l’impresa. Lanciandosi nel vuoto nel punto in cui anni prima fu' graziata miseramente si sfracella ai piedi del costone di roccia. Ancora oggi il dirupo del tragico volo, viene chiamato Salto della Bell’Alda.
 
Lo scrittore Umberto Eco, che da bambino soggiornava ad Avigliana, paese ai piedi del monte dove sorge l abbazia, ha dichiarato che la Sacra e le sue misteriose leggende l’avevano profondamente incuriosito inserendo riferimenti nel suo best seller "Il nome della rosa".
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Comunque sara' la suggestione, la magia dei luoghi, ma in certi luoghi ci si sente ad un passo dal cielo e allungando un dito ci sembra di toccarlo...ma mi rimane un dubbio le chiese e i monasteri sono sempre in luoghi che i fedeli per raggiungerli dovevano scarpinare per ore e giunti in quei posti senza fiato, stanchi e affamati, bisognava riprendere il cammino per casa. Certo con i ritmi di lavoro odierni, cartellino da marcare, non so' quanto questo ora sia possibile...

Salire in moto lungo i tornanti, senza ginocchio a terra nelle curve, ma gustandosi "slow" i paesaggi, per cercare di arrivare a toccare il cielo con un dito...










Il cielo azzurro si specchia nelle acque del lago che sonnecchia tra i monti, tra prati accarezzati da venti che spazzolano i manti erbosi e rendono l' aria frizzantina.



Torrenti scroscianti corrono dribblando le roccie verso valle, regalando angoli suggestivi da immortalare con qualche foto.


Il colle del Moncenisio è un passo delle Alpi che unisce la Val di Susa, in provincia di Torino, con la regione della Maurienne, compresa nel dipartimento francese della Savoia.





Da prima italiano, dopo le rettifiche al confine ottenute dalla Francia a titolo punitivo dopo la II guerra mondiale, il territorio divenne francese.







In effetti, ciò che colpisce è il silenzio, con il vento che crea la colonna sonora tra le valli.






Questi luoghi conservano nella loro storia passaggi di allevatori di renne in cerca di pascoli, di Annibale e le sue truppe e i suoi elefanti alla conquista dell'Impero Romano, di pellegrini del medioevo in marcia verso Roma, Gerusalemme o San Giacomo di Compostela, di lenti convogli di mulattieri e mercanti...

domenica 10 giugno 2012


Il viaggio non finisce mai :

solo i viaggiatori finiscono.

Quando il viaggiatore, seduto sulla sella della propria moto, si ferma a bordo strada pensando: “non c’è altro da vedere”, sa che non è vero.

Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva.

Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini.

Bisogna ricominciare il viaggio.
 

Il viaggio inteso, come spostamento, come piacere di guida (andiamo in moto perché ci piace guidare la moto).

Ma anche inteso come scoperta di territori, come esplorazione.

Monti, pianure, laghi e foreste.

Per vedere come altra gente vive, come pensa, come si comporta.
Il viaggio come mezzo per riempire il proprio portafoglio di conoscenze.

Il viaggio come meta e la meta come boa dove girare la moto e tornare a casa, però modificando l' itinerario per nuove avventure.


E ricordate che tra vent' anni...
sarete più delusi per le cose non fatte,
dei panorami non visti,
dei profumi e sapori non gustati lentamente...
che per quelle che sarete riusciti a fare.

Quindi mollate i freni.

Allontanatevi dalla quotidianità dei soliti luoghi.

Con i vostri i mezzi di trasporto
a vostra disposizione
cercate nuove strade,
percorrete nuovi sentieri.

Esplorate... Sognate... Scoprite.

E se in certi momenti non potete viaggiare,
 usate un mezzo di locomozione economico e sicuro...
la fantasia...
che richiede come benzina,
 solo la curiosità.

Gettarsi alle spalle la settimana lavorativa :

come diceva il buon Giobbe Coatta "basta poco che ce vò".
Si comincia dalla toilettatura della tana, con sottofondo di particelle musicali vaporizzate nell'aria, in alternativa ai soliti consolidati cd, cassette, vinili, si puo' optare per la frequenza della radio preferita (per la mia cronica sete di musica un po' datata vengo ottimamente soddisfatto da Radio Capital).
Si passa poi alle profezie dei "maghi" del tempo per capire cosa ci aspetta anche se le previsioni sono sempre un po' varie a seconda di dove si consultano... Come dice la mia saggia mamma: il tempo lo vedi quando apri le persiane la mattina e sai come e' stato quando metti la testa sul cuscino la sera...
Ed arriva il momento di srotolare la pergamena delle sagre e feste di paese che sbocciano nei paesi o regioni limitrofi, parte l' acquolina in bocca e la mente gia' comincia a immaginare l' avvicinamento in moto alla tavola imbandita, con le particelle profumate che viaggiando impazzite per l' aria si depositano all' interno delle tue cavita' nasali creando una traccia olfattiva gps da seguire per raggiungere la meta.
Devo premettere che queste sensazioni sono forse solo regalate a chi viaggia esposto all' aria e non all' interno di abitacoli profumati ma asettici, separati dalla realta' del luogo attraversato...
L' estasi della degustazione viene amplificata da un buon bicchiere di vino e una compagnia piacevole.
Buon appetito a tutti!